Cominciare a 35 anni con una tavola hard dopo 12-13 anni che ho smesso con lo sci, è stata una grande sfida con me stesso. Avendo l'opportunità di andare per 5 giorni a Madonna di Campiglio con fratelli/sorelle, ho preso al balzo l'opportunità.
Il primo giorno è stato traumatico fisicamente e moralmente. Ho preso una 50ina di botte , 4 o 5 direttamente al ginocchio della gamba posteriore, una decina frontali al petto, protetto con le braccia che hanno assorbito bene i colpi ma a loro volta hanno preso delle belle botte, un paio purtroppo pure alla testa che però ho protetto con le braccia.
Inutile dire che cadevo senza sapere perchè, quando appiattivo la tavola per andar dritto, senza preferire una lamina, bastava un cumoletto di neve o fosso o dosso per mandarmi pancia all'aria o faccia a terra. A quel punto ho cominciato a capire che forse era meglio scegliersi una lamina su cui stare ed effettuare velocemente i cambi lamina.
Ho dovuto sollevare così tante volte la tavola per girarla per rialzarmi che a fine giornata verso le 4:30 ero davvero distrutto, non riuscivo ad alzare le gambe, gli adduttori erano andati, gli addominali bruciavano di brutto, ginocchio sinistro pieno di botte violacee, muscoli del collo indolensiti, tendini delle gambe impietriti.
Giù nel letto alle 8 di sera 2 bustine di Voltadol, i parenti che mi consigliavano di lasciar perdere e di mettere gli sci...
Il secondo giorno sono riuscito a fare 1 discesa senza cadere, le altre 20-25 ho continuato a cadere ma meno gravemente, avevo grossi problemi a manovrare a velocità basse, e facilmente investivo gente all'imbocco della seggiovia.
IL terzo giorno sono caduto molto meno, forse 4 o 5 volte, ma a velocità abbastanza sostenuta. Verso la fine della giornata sono passato ad una pista rossa , larga e con qualche dosso ma non troppo pendente.
Il quarto giorno ho capito come cambiar lamina velocemente per fare un pò di "slalom", in modo che la tavola quasi rimbalza da una lamina all'altra, molto divertente sicuramente. Ho cominciato a fare qualche piega fino a toccare con la mano la neve, ma molto prudentemente. Ogni volta che mi sono disteso completamente non sono riuscito a raddrizzarmi, forse serve più velocità. Ho grossi limiti su grosse pendenze perchè la tavola ha un raggio di curva ampissimo e appena metto giù il muso per curvare acquista una velocità terminale. (Domanda: con queste tavole come si scende sulle ripide strette e ghiacciate? Oppure si evitano tutte le nere strette e via?)
Il 5 giorno mi sono rilassato un pò e mi sono concentrato sul controllo della tavola a basse velocità, e ora riesco ad arrivare all'imbocco della risalita con sufficiente precisione evitando anche 2 o 3 ostacoli sul piano.
Aggiungo che ho fatto la fesseria di non comprare il caschetto e ora capisco che sono stato fortunato quando al mio terzo giorno ho preso una caduta a velocità folle che mi ha portato a strisciare per una ventina di metri con la mia testa pericolosamente vicina ad un paletto rosso di ferro che delimitava la pista.
Le impressioni sono comunque ottime e non penso di ritornare più agli sci.
la sensazione di "surfare" sulla neve ti dà un altro senso di libertà.
Ora mi serve solo attrezzatura più adatta a cominciare dalla tuta, casco e occhiali, e tanti soldi

Nonostante tutte le botte l'esperienza è stata positivissima e mi ha lasciato un gran sorriso al ricordo. Presto dovrei avere un piccolo video della mattina del terzo giorno , fatto da mio fratello col cellulare, che proverò a postare, nulla di che, stavamo solo scendendo cazzeggiando.
Antonio
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